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Veronica Serafian, statunitense di origini armene, vive gran parte dell'anno a Roma, dove presiede e dirige un circolo culturale finanziato da un gruppo industriale-editoriale nordamericano, sospettato, da alcuni-giornalisti della Capitale, di essere vicino alla CIA, oltre che alle centrali finanziarie dell'Occidente. La mission di Veronica, divenuta quella del Circolo, è la battaglia al fake che monta nella società contemporanea. Con analisi, dibattiti e tavole rotonde la falsità è denunciata in tutte le sue manifestazioni: fake news, fake art, fake truth, fake charity. Il romanzo di Luigi Mazzella è, in parte, un monologo interiore di Veronica che spiega la sua visione del mondo; in parte, un dialogo con Cristiana, l'amica del cuore della protagonista, intessuto di conversazioni su tutti gli aspetti sociali e politici più attuali; in parte una ricerca senza speranza di Jennifer, un'amica amata ma perduta. È anche il racconto del fake wedding di Lizbeth, la figlia di Veronica, nella stupenda cornice del Castello Orsini-Odescalchi di Bracciano. Veronica esprime concetti che rappresentano un ritorno all'idea di matrimonio libero degli antichi romani. E conclude: "È un fake che si deve ritenere in e non off come gli altri inganni cui ci sta abituando la nostra epoca".